Nascita del genere
Come avvenne per il Barocco, anche il termine Rococò aveva originariamente un’accezione negativa: deriva dal francese rocaille, indicante un tipo di decorazione per grotte e giardini a incrostazioni di rocce e conchiglie. La caratteristica dello stile Rococò è infatti quello di esaltare la fluidità degli elementi naturali stilizzandoli in una decorazione continua e spumeggiante. Pur rappresentando sul piano stilistico un’evoluzione del tardobarocco, il Rococò rispecchia una situazione culturale molto diversa e per certi aspetti contrastante. Questo gusto nuovo, estraneo alla magnificenza del Barocco, nasce dopo la morte di Luigi XIV (1715) nel clima mondano della reggenza del duca d’Orléans, e si precisa nell’età di Luigi XV, all’epoca della marchesa di Pompadour. Nato come riflesso di uno stile di vita preziosamente frivolo e di un edonismo estetico fondato sui piaceri del gusto, il Rococò si afferma soprattutto nella decorazione d’interni, nelle gallerie e nei salotti dei palazzi privati, caratterizzandosi per il brio e la leggerezza che improntano anche le forme del mobilio, i disegni delle tappezzerie e degli arazzi, i motivi delle porcellane.
Diffusione del Rococò
Intorno al 1730 il nuovo stile raggiunge il Massimo sviluppo in Francia e si diffonde negli altri paesi: in Germania, Boemia e Austria viene fuso con il barocco Tedesco. In particolare nelle regioni tedesche del sud, il rococò viene usato nella decorazione di chiese e palazzi con profusioni di stucchi bianchi. In Italia il rococò si diffonde soprattutto nelle regioni del nord: massimi esponenti in campo architettonico sono Guarino Guarini e Filippo Juvarra. Roma e la Toscana rimangono invece fedeli al barocco. L’Inghilterra non accetta il nuovo stile architettonico, chiamato “gusto francese”, ma anche qui il rococo influenzerà la decorazione d’interni e l’arredamento inglese sarà completamente rivoluzionato da Thomas Chippendale attraverso lo studio e l’adattamento del nuovo stile.
Pittura Rococò
In ambito pittorico, lo spirito Rococò si manifesta impareggiabilmente in Watteau, creatore del fortunato genere della Fete galante, e continua nei dipinti erotici di Boucher, trovando qualche eco anche a Venezia, nei “capricci” di Francesco Guardi e nei lievi ritratti a pastello di Rosalba Carriera. Ciò che più caratterizza la pittura rococò è l’uso dell’”attimo fuggente”. L’immagine non vuole raccontare una storia, quanto rappresentare un’emozione. Le sensazioni o emozioni sono quelle in genere prodotte dall’essere in un luogo e in uno spazio specifico: guardare un chiaro di luna in riva ad un lago, essere nell’ombra di un accogliente boschetto in piacevole conversazione, e così via. In genere queste sensazioni sono sempre di tipo mondano, raffigurano la dolce vita degli aristocratici. Feste, balletti, concerti, spettacoli, pranzi all’aperto, battute di caccia, momenti di corteggiamento sono i soggetti che più frequentemente si trovano nei quadri rococò. Il pittore che inaugura questo genere di soggetti è il francese Jean-Antoine Watteau, così come, dopo di lui, i maggiori interpreti della pittura rococò sono altri due pittori francesi: François Boucher e Jean-Honoré Fragonard. In effetti, agli inizi del Settecento la Francia si appresta ad assumere il ruolo di baricentro artistico europeo, ruolo che di fatto ha conservato fino alla metà del Novecento.
Il pittoresco
Altra componente della pittura rococò è la categoria estetica del “pittoresco”. Il termine indica quelle immagini gradevoli che nascono spontaneamente dalla natura, e hanno caratteri irregolari. In arte, il “bello” è sinonimo di regolarità e si riferisce unicamente alle cose prodotte dall’uomo. Il “pittoresco” si riferisce invece alla natura le cui forme, geometricamente irregolari, sono comunque belle a vedersi. Il pittoresco nasce in contemporanea col genere di paesaggio, agli inizi del Seicento. Nella pittura rococò, la maggior parte delle scene rappresentate hanno come sfondo un paesaggio di tipo pittoresco. La natura spontanea è scelta come cornice ideale per ogni attività piacevole. Vi compaiono anche “rovine” di edifici antichi: frammenti architettonici, statue, pezzi di colonne: il frammento antico ha sempre il suo fascino, perché è la testimonianza di una grandezza passata e ci fa avvertire lo scorrere del tempo. Natura e rovine finiscono per rappresentare simbolicamente l’eternità e la fugacità: la natura non teme il passare del tempo, mentre le rovine mostrano la transitorietà delle cose umane.