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Questa Cmap, creata con IHMC CmapTools, contiene informazioni relative a: I promessi sposi, una visione negativa della storia come teatro di ingiustizie e soprusi (è il dilemma in cui si muove anche la tragedia di Adelchi, che non trova una via di mezzo tra il ruolo di vittima e quello di carnefice) rispetto alla quale le vittime possono ottenere giustizia solo dalla Provvidenza divina, una straordinaria novità nel panorama letterario italiano dell'epoca in quanto stabilisce con il lettore un inedito patto narrativo grazie all'escamotage dello "scartafaccio": il lettore è portato a credere che la vicenda sia stata raccontata da Renzo ad un letterato del tempo, autore del manoscritto che Manzoni immagina di "tradurre" per il lettore ottocentesco (per cui si avrebbero tre narratori, di primo, secondo e terzo grado), I PROMESSI SPOSI subiscono un'accurata opera di revisione nel corso di un ventennio, Fermo e Lucia, prima versione del romanzo del '23, mai pubblicata che rivela un certo schematismo nella struttura (suddivisa in blocchi narrativi) e nella psicologia dei personaggi, che in alcuni casi suggerisce un legame ancora forte con il romanzo storico di Scott e con il gusto facile per i temi "neri" o morbosi di un certo romanticismo, le vittime possono ottenere giustizia solo dalla Provvidenza divina attraverso la fede in una salvezza dopo la morte (dunque fuori dalla storia), una straordinaria novità nel panorama letterario italiano dell'epoca in quanto per la prima volta una vicenda "tragica" riguarda due popolani e viene raccontata anche dal loro punto di vista, una straordinaria novità nel panorama letterario italiano dell'epoca in quanto il genere del romanzo permettava di superare le regole classicistiche de passato, dando più libertà all'autore rispetto alla tragedia, si allontana dal modello dei romanzi di Scott nei quali la storia forniva solo uno sfondo pittoresco per le vicende avventurose e sentimentali dei personaggi e rinuncia al Medioevo per ambientare la vicenda nel Seicento (anche per i riverberi risorgimentali che così acquistava il romanzo), visto con sguardo illuministico come un periodo di corruzione e oscurantismo, le vittime possono ottenere giustizia solo dalla Provvidenza divina attraverso gli interventi della Provvidenza nella storia (come nel caso della peste), per la prima volta una vicenda "tragica" riguarda due popolani e viene raccontata anche dal loro punto di vista e in questo si avverte l'interesse, di matrice cattolica, per gli "umili", I PROMESSI SPOSI permettono all'autore di guidare il lettore ad assumere la sua visione del mondo, di romantico moderato, cattolico e fondamentalmente pessimista, una straordinaria novità nel panorama letterario italiano dell'epoca in quanto si allontana dal modello dei romanzi di Scott nei quali la storia forniva solo uno sfondo pittoresco per le vicende avventurose e sentimentali dei personaggi, non aveva permesso il genere più rigido della tragedia tanto che Manzoni nell'Adelchi aveva composto il coro dell'atto III per dare voce alla massa anonima degli italici servi, poteva consentire uno scavo più approfondito nella storia, dando voce a quei personaggi anonimi che la storia ufficiale aveva sempre trascurato come non aveva permesso il genere più rigido della tragedia, l'autore si dedicò ad una completa revisione linguistica, dopo un viaggio a Firenze (per cui disse che era andato a "risciacquare i panni in Arno") da cui naque l'ultima edizione nel '40 (quarantana) che è quella che attualmente leggiamo, un'accurata opera di revisione nel corso di un ventennio che dimostra l'attenzione di Manzoni per gli aspetti teorici che accompagnarono la nascita del suo romanzo storico, il genere del romanzo permettava di superare le regole classicistiche de passato, dando più libertà all'autore rispetto alla tragedia e in particolare poteva consentire uno scavo più approfondito nella storia, dando voce a quei personaggi anonimi che la storia ufficiale aveva sempre trascurato, Fermo e Lucia, prima versione del romanzo del '23, mai pubblicata cui segue l'edizione del '27 (ventisettana), sostanzialmente identica nell'intreccio all'ultima versione, ma scritta ancora in una lingua italiana che risentiva molto dell'italiano regionale e del dialetto lombardo, di guidare il lettore ad assumere la sua visione del mondo, di romantico moderato, cattolico e fondamentalmente pessimista grazie a la focalizzazione 0 e i continui interventi di Manzoni nel racconto: diretti (attraverso commenti, spesso ironici o indignati) e indiretti (attraverso le scelte lessicali e l'aggettivazione), l'autore si dedicò ad una completa revisione linguistica, dopo un viaggio a Firenze (per cui disse che era andato a "risciacquare i panni in Arno") per creare una lingua antiletteraria, potenzialmente nazionale